Sorge nella parte alta e collinare della sua città natale, in una valle ricca di vegetazione e costeggiata dal torrente Isca. È meta di pellegrinaggio da tutta Italia, specialmente dalla Calabria, di cui San Francesco è patrono; custodisce parte delle spoglie del Santo, le restanti si trovano a Tours in Francia. Il complesso di edifici (sorti nel corso degli anni), si ergono su un piazzale ampio e panoramico, al centro del quale si trova un obelisco eretto nella ricorrenza dell'Anno Santo del 1950. A destra del Santuario vero e proprio si trova la Scuola Apostolica che accoglie i ragazzi che decidono di seguire le orme del Frate paolano. La facciata, alta 24 metri e dalle linee classiche, è realizzata interamente in tufo locale del cinquecento. All'interno, odore di incenso, canti liturgici e musiche clericali accompagnano la visita e il raccoglimento del turista, o meglio, del pellegrino, che desidera avvicinarsi alla storia ed alla vita di San Francesco. E' possibile infatti visitare le grotte dove il Santo visse per anni, e la cappella originaria, che poteva ospitare solo pochi fedeli, dalla quale poi prese vita tutto il Santuario. Tale cappella è detta "delle Reliquie" in quanto conserva oggetti appartenuti al frate, tra cui, un paio di sandali, un mantello e la corona del rosario. Appena fuori dal Santuario, sulla sinistra, comincia la "Via dei miracoli", un bellissimo e suggestivo percorso attraverso un paesaggio incantevole, ma soprattutto alla scoperta di evidenti segni del passaggio del Santo che vanno inevitabilmente a mescolarsi alle credenze popolari. Una fornace ed una bomba inesplosa della seconda guerra mondiale sono solo alcune delle tappe segnate su questo percorso. E ancora il Ponte del Diavolo: l'interessante intreccio leggendario narra che persino il diavolo aiutò San Francesco nella costruzione di questo ponte, chiedendo però in cambio l'anima del primo che vi fosse passato sopra. Il Santo, con un astuto escamotage, lasciò passare per primo un cane, costringendo il Diavolo a prenderne l'anima, quest'ultimo, infuriato, picchiò sulla roccia, lasciando quella che tutti oggi credono essere la sua impronta.